Rallentare il Fast Fashion: Perchè una produzione industriale non si adatta a un’economia senza sprechi
L’industria tessile va sempre più veloce e come conseguenza ha portato la produzione di massa a una grande soprapproduzione, dove ogni giorno un’enorme quantità di indumenti invenduti finisce in discarica. Le innovazioni tecnologiche oggi disponibili possono contribuire ad ottimizzare il processo di produzione e a prevenire la produzione di rifiuti tessili su vasta scala. Tuttavia, per poterlo fare, il cambiamento deve iniziare dall’interno. Infatti, oltre a comportare un enorme spreco di risorse umane e naturali, questo fenomeno porta alla luce anche una questione molto più importante; quella della responsabilità.
L’Ascesa e (la caduta) del fast fashion
Il fast fashion è un concept relativamente nuovo, ed è un termine moderno creato dai rivenditori di moda per descrivere come gli ultimi modelli e tendenze della passerella si facciano strada nei grandi negozi alla velocità della luce. È una produzione di moda veloce, abbastanza economica e destinata al consumatore medio. Catene di rivenditori su scala modiale hanno prodotto enormi quantità di capi a prezzi eccezionalmente bassi, ottenendo margini altrettanto bassi su ciascun capo finito. I volumi sono inimmaginabili, centinaia di tonnellate di capi confezionati ogni giorno vengono buttati, cosi come prodotti finiti e materie prime, inclusi tessuti, tinture e fili, buttati in quantità quasi uguale a quella prodotta. Un recente studio della Ellen McArthur Foundation ha scoperto che un camion della spazzatura pieno di tessuti finisce in discarica ogni secondo. A tal fine, il Summit della moda di Copenaghen ha riferito che la moda è responsabile di 92 milioni di tonnellate di rifiuti solidi scaricati nelle discariche ogni anno.
Indossato per essere eliminato
Per i consumatori di moda, vestirsi con stili scelti da loro, attraverso una selezione infinita di vestiti a prezzi accessibili, fa si che il prezzo, diventi sempre di più un elemento principale.
Il settore della moda globale valutato in 3.000 miliardi (3 trilioni) di dollari, il 2% del PIL mondiale, sta lentamente e costantemente inquinando l’ambiente.
Come possono diminuire queste cifre spaventose? Solo attraverso una maggior responsabilità sociale. Sia i consumatori che i produttori devono cambiare la percezione che hanno dell’abbigliamento e rivalutare la loro sempre crescente dipendenza dalla moda veloce. Il consumatore di oggi è diventato dipendente dalla gratificazione immediata fornita dalla disponibilità di fast fashion. È la moda veloce che offre la migliore esperienza di acquisto al dettaglio: una varietà infinita di capi convenienti per ogni acquirente e ogni budget, disponibile ovunque. L’industria della moda ha compiuto sforzi coordinati per porre rimedio alla dipendenza dal fast fashion, nel tentativo di ridurre la quantità di rifiuti. Per qualcuno, l’industria dovrebbe investire nella rieducazione dei suoi designers e produttori verso una produzione, un’acquisto e un utilizzo di materiali sostenibili. Ma la consapevolezza è solo un primo passo nel risolvere questo problema, anche se è già un inizio.
L’industria del fashion non può più produrre abiti che non hanno come priorità la salvaguardia dell’ambiente, e questo può voler dire, mettere il consumatore al secondo posto.
Una sfida crescente
Per una battaglia ai rifiuti, l’industria della moda deve spendere di più di quello che spende per la ricerca. Secondo l’australiano War’s Waste della ABC, anche se i leader potessero fermare la produzione globale di indumenti, il mondo avrebbe comunque bisogno di una nuova tecnologia ultra-verde per ripulire gli sprechi già creati sia dall’industria che dai consumatori. La risposta dell’Australia agli sprechi del fast fashion sta costringendo i leader di questo settore e i ricercatori a investire e coltivare la prossima generazione di tecnologie di moda sostenibili.Lo sviluppo di una nuova tecnologia basata sulla biologia sintetica, ad esempio, è solo una delle risposte che l’industria della moda e i nuovi designers hanno dato a questo problema rivolto che richiede una maggiore attenzione all’ambiente. L’anno scorso, una mostra al MOMA ha presentato una gamma di indumenti bio-fabbricati e altre nuove tecnologie intitolate “Il futuro della moda”.
I capi innovativi sono stati creati da diversi team di designers, artisti, scienziati, ingegneri e produttori. Realizzata con materiali rivoluzionari, approcci e revisioni di design mai visti prima, la passerella presentava una t-shirt prodotta dalla prima pelle prodotta in laboratorio, seguita da un abito intrecciato in seta artificiale.
Age old accountability
Chiaramente, non tutti saranno pronti ad acquistare un impermeabile prodotto in un laboratorio, né accetteranno di indossare scarpe fatte con la canapa sintetica coltivata in casa, ma affinché i consumatori possano abbracciare questo nuovo trend e, fortunatamente, molti lo stanno già facendo, c’è bisogno di un esempio di responsabilità da parte dei grandi marchi di abbigliamento, trovando soluzioni ai rifiuti che hanno creato.
La moda veloce finisce con lo spreco, ma inizia ai vertici della filiera della moda. Certo, molte aziende hanno già in corso piani di sostenibilità attiva, ma per la maggior parte dei produttori, l’approvvigionamento sostenibile di tessuti è da dove tutto dovrebbe partire. Le case di design potrebbero e dovrebbero riciclare i tessuti inutilizzati ove possibile e utilizzare materiali ecologici, a differenza dei materiali sintetici che non possono essere smaltiti. In breve, i designers devono innanzitutto creare, avendo il prodotto finale in mente, facendo scelte intelligenti molto prima che i loro capi di moda raggiungano il proverbiale vicolo cieco, ovvero la spazzatura.
Un discreto numero di grandi rivenditori, come Nike, H&M, Burberry e GAP, hanno fatto passi da gigante nei loro programmi di riciclaggio dell’abbigliamento. La loro dottrina è chiara: ridurre in modo sostanziale i rifiuti di moda veloce su scala globale riciclando materie prime e prodotti. Se c’è qualche speranza per il settore della moda veloce di ridurre il suo ritmo, i consumatori dovrebbero anche rivendicare la responsabilità per le loro scelte e acquisti. Può sembrare una piccola goccia in questo grande oceano, ma il consumo responsabile è la chiave e può aiutare. I consumatori possono essere istruiti meglio per leggere le etichette prima di acquistare e cercare materiali e coloranti naturali o organici.
Per i retailer e i consumatori, la responsabilità deve diventare un valore comune dal quale nessuno può ritenersi esente. Vedendo la crescita di sforzi comuni finalizzati all’attuazione di validi piani per il rispetto dell’ambiente, sicuramente questa situazione è migliorabile. Detto ciò, i numeri sono sconcertanti e le quantità di sprechi sembrano inarrestabili.